Ma l’Islam ha risposto a domande che non sapevo di avere
L'Italia, il Paese nel quale sono nata e cresciuta, non è certo conosciuta per la sua tolleranza nei confronti dell'Islam e dei musulmani, anzi. Nonostante ci vivano tante brave persone che dedicano il loro tempo ad aiutare gli altri e i più bisognosi, i media e i politici hanno sempre parole negative per tutto ciò che riguarda la nostra meravigliosa religione di verità.
Sono sempre stata una persona molto curiosa verso tutto ciò che è non convenzionale e diverso da me. Fin da bambina provavo un certo fastidio quando sentivo qualcuno parlare male degli "stranieri" o di coloro che non rispettavano i canoni del "perfetto italiano". Questa naturale predisposizione mi ha portato a conoscere, durante l'adolescenza e negli anni successivi, molte persone provenienti da diversi Paesi come Albania, Tunisia, Algeria, Marocco o dal Medio Oriente (come Iraq, Siria, ecc.). Stando a contatto con loro, ascoltando le loro esperienze, assaggiando il loro cibo, osservando i loro comportamenti sociali, mi sono incuriosita e ho iniziato a pormi domande sull'Islam.
A un certo punto, dopo il periodo del divertimento fine a se stesso, astaghfirullah, ho iniziato a sentire la mancanza di un figlio e di una famiglia tutta mia, ho iniziato a sentire il desiderio di diventare madre, di dedicarmi a un figlio. Ed è stato in quel momento che Allah mi ha presentato mio marito, che è musulmano, ovviamente. La conversione è quindi diventata la naturale conseguenza di un percorso di vita che mi ha portata dove sono oggi: ho 3 figli, sono musulmana da oltre vent'anni e mi sono trasferita nel Regno Unito.
Ricordo ancora il giorno in cui ho dato la mia testimonianza di fede: ero felice, ma allo stesso tempo sapevo che avrei dovuto affrontare nuove sfide con la mia famiglia, i miei amici e conoscenti. Ma con la mia famiglia di origine è stato tutto facile, alhamdulillah, non ho avuto problemi, anche se la cosa più difficile per me è non essere ancora riuscita a convincere I miei genitori a tornare all'Islam.
Le amicizie, che a quel tempo rappresentavano tutto il mio mondo, sono diventate molto meno importanti: chi mi amava veramente ha continuato a frequentarmi anche dopo la mia conversione, mentre altri si sono pian piano allontanati, soprattutto vedendomi indossare l'hijab, ma non importa.
A un certo punto, il trasferimento nel Regno Unito si è reso necessario per crescere i miei figli in un ambiente meno ostile alla nostra religione islamica. Infatti, nella città britannica dove vivo oggi ci sono molti musulmani, moschee a ogni angolo di strada, si può lavorare in pace anche indossando il niqab senza che nessuno ti guardi inorridito o spaventato.
In questa città i miei figli hanno avuto l'opportunità di frequentare scuole islamiche e ho potuto fare amicizia con altre donne italiane convertite all'Islam durante i numerosi corsi islamici tenuti nelle moschee.
Infine, posso dire che nell'Islam ho finalmente trovato la mia pace e la mia tranquillità, il giusto e sano equilibrio anche per educare i miei figli, con l’aiuto di Allah.